
6 febbraio 1978: Erasmo non c'è più.
3 febbraio 2008: trent’anni dopo. Il coro “Iaco, Iaco, Iacovone” riecheggia ancora e assume un valore simbolico importantissimo perché, tanti di quelli che scandiscono quel nome, Iacovone, non l’hanno mai visto giocare. Il testimone tra generazioni è stato raccolto.
Unica bandiera. Sempre nel tuo ricordo. Ciao, Erasmo.
Era nato il 22 aprile del 1952 a Capracotta, in provincia di Isernia.
Ha giocato solo due stagioni con la maglia più bella del mondo. Arrivò a Taranto grazie ad una operazione da 450 milioni di lire. Un'enormità per un presidente (adesso si direbbe oculato) come Giovanni Fico.
17 reti in 46 partite e un sogno spezzato troppo in fretta.
Erasmo Iacovone, attaccante.
Un attaccante atipico. Statura normale, di testa era prodigioso e i suoi stacchi impressionanti. In campo un lottatore, riservato e timido fuori. Un affetto tenero e sincero ci lega a lui, dopo trent’anni.
Erasmo Iacovone, attaccante.
Quei vecchi Alè Taranto che custodiamo gelosamente come reliquie. O le prime goffe, meravigliose radiocronache di Tv Taranto. O il Corriere del Giorno che non usciva il lunedì. Retaggio di un calcio che non c’è più. E la rabbia che il tempo non riesce a lenire. E la consapevolezza, amara, che ci dovevano pensare noi, tifosi, a reperire le uniche immagini disponibili di Erasmo Iacovone.
Erasmo Iacovone, attaccante.
Taranto-Paternò: 20 ottobre 2003. Partita inguardabile. Prima del match un enorme drappo rossoblu copre una scultura. E’ la statua di Erasmo Iacovone che verrà posizionata alle spalle della curva nord dello stadio che porta il suo nome. Una mega colletta (e il generoso contributo personale del Cav. Gennarini) renderanno possibile l’opera.
Qualche giorno prima, un incidente (nello stesso punto) aveva distrutto la lapide fatta ricostruire da Graziano Gori. Per terra, i cocci dei vasi, i fiori e le sciarpe che i tifosi depongono sulla lapide in memoria del campione. I gruppi organizzati e Gori stesso risistemarono il tutto.
Erasmo Iacovone, attaccante.
Chissà cosa avrà pensato Maria Rosaria, la figlia che Erasmo non ha mai conosciuto, quella sera a Pulsano. Un bagno di folla. Grazie ancora a Tony e a tutti i Vagabonds per i brividi di quella sera.
Erasmo Iacovone, attaccante.
Tivoli, Carpi… Taranto Supporters c’è.
Iaco, unica bandiera. Il piccolo tributo di Taranto Supporters.
Leggi stupide e illiberali non ci hanno permesso di fare come avremmo voluto.
Erasmo Iacovone, attaccante.
Da trent’anni sempre più forte e con tutto il fiato in gola IACO, IACO, IACOVONE
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Erasmo Iacovone, attaccante
Capracotta (Is), 22/04/1952
San Giorgio Jonico (Ta), 06/02/1978
Esordio in rossoblu 31 ottobre 1976, Novara-Taranto (1-1, in gol)
Ultima partita 5 febbraio 1978, Taranto-Cremonese (0-0)
Stagione | Serie | Squadra | Presenze | Reti |
1971 | D | OMI Roma | 25 | 2 |
1972/73 | C | Triestina | 13 | - |
1973/74 | D | Carpi | 32 | 13 |
1974/75 | C | Mantova | 33 | 10 |
1975/76 | C | Mantova | 33 | 10 |
*1976/77 | C | Mantova | 6 | 4 |
**1976/77 | B | Taranto | 27 | 8 |
1977/78 | B | Taranto | 19 | 9 |
** dall'ottobre '76 in poi

Erasmo Iacovone è nato a Capracotta (Isernia) il 22 aprile del 1952.
All'età di 2 anni si è trasferito a Tivoli con la famiglia. Ha debuttato in Serie D con l'OMI Roma a 19 anni dopo aver militato tra le fila dell'Albula di Bagni di Tivoli. Nel novembre 1972 è passato alla Triestina in Serie C, ma non ha avuto successo: dopo i 2 gol in 25 partite con la squadra romana ha collezionato appena 13 presenze senza reti nel capoluogo giuliano. E' stata la stagione successiva, tornato in Serie D nelle file del Carpi, quella in cui il bomber è uscito dal bozzolo, trascinando la squadra alla promozione in C: con le 13 reti messe a segno in 32 partite si è guadagnato l'ingaggio a Mantova, in Serie C.

Fisicamente forte e dotato di buoni fondamentali. A Mantova segna 24 reti in 72 partite. Le insistenze dell'allenatore del Taranto Giovanni Seghedoni, spinto dal consiglio di Bruno Brindani, lo hanno fatto approdare in riva ai due mari, nella campagna acquisti autunnale dell'ottobre del 1976.
E' costato a Giovanni Fico, allora presidente del Taranto, ben 400 milioni di lire che, per quei tempi e per un calciatore di Serie C, era una bella cifra. E' stato preso in comproprietà (130 milioni più la comproprietà dell'ala rossoblu Giorgio Scalcon) e riscattato in un secondo momento.

Esordio in campionato con la maglia rossoblu n° 11 per Iacovone, era il 31 ottobre 1976 e si giocava Novara-Taranto (6a giornata di serie "B"): 1-1 con pareggio su colpo di testa proprio del neo-acquisto Iacovone.
Timido, introverso, schivo e amante della tranquillità delle mura domestiche, Iacovone era umile e "anti-divo" e per questo è entrato subito nelle simpatie dei tifosi. I giornalisti facevano fatica ad "strappargli" qualche parola di bocca perchè odiava le interviste. Non era altissimo ma la sua formidabile elevazione e l'estrema precisione lo rendevano imbattibile e micidiale nei colpi di testa.

In quel campionato ha segnato 8 volte in 27 partite e stava per raggiungere una promettente maturità nel secondo (1977/78), quando la tragedia lo ha fermato. In quel momento era capocannoniere del torneo cadetto, con 9 reti (nessuna su rigore), in coabitazione con Pellegrini del Bari e Palanca del Catanzaro e si diceva che la Fiorentina si stesse interessando a lui. Pochi mesi prima era stato al centro di frenetiche trattative di mercato. Il Pescara si era fatto avanti e il Taranto aveva ingaggiato come sostituto Serato per cederlo a prezzo vantaggioso. Ma all'ultimo momento il direttore sportivo abruzzese, Piero Aggradi, aveva considerato troppo alta la richiesta di 400 milioni, dalla quale peraltro il Taranto non era sceso, puntando al colpo grosso con la Fiorentina e magari alla grande conquista della A, in un campionato che sotto l'Ascoli dei miracoli ancora non aveva espresso valori precisi.
Ha giocato la sua ultima partita il 5 febbraio 1978. Era un Taranto-Cremonese (21a giornata di Serie B) finita 0-0 proprio con il centravanti rossoblu più volte vicinissimo al gol ma puntualmente fermato dalle formidabili parate del bravo portiere Ginulfi, dai legni e da ben due salvataggi miracolosi dei difensori avversari sulla linea di porta.

Erano le 0,40 del lunedì 6 febbraio 1978. Dalla stradina che portava al ristorante "La Masseria" dove si era tenuto uno spettacolo di Oreste Lionello, a pochi chilometri da Taranto, sbucava una Dyane 6 targata Modena: in quel preciso momento, sulla strada provinciale, Marcello Friuli correva a 180 km/h con una Gt 2000 che aveva appena rubato al prof. Giulio Bernardini, noto chirurgo romano trapiantato a Taranto. Correva a fari spenti e fuggiva da una volante della polizia. L'impatto è stato terrificante, il pilota della Dyane è stato sbalzato fuori dall'abitacolo ed è stato ritrovato venti metri più avanti ormai senza vita. La Gt 2000 è finita in un campo girandosi più volte su se stessa, ma procurando al Friuli solo qualche lesione.

Al volante della Dyane c'era Erasmo Iacovone: 26 anni quasi compiuti, centravanti del Taranto e capocannoniere della Serie B, sposato da sette mesi con Paola, una ragazza di Carpi, che da lì a poco lo avrebbe reso padre.
La notte tra il 5 e il 6 febbraio è stata la più lunga. Le voci si sono rincorse alla velocità della luce e già dalle due di mattina l'Ospedale Civile "SS. Annunziata" è stato preso d'assalto da centinaia cittadini, tifosi e non, la maggior parte dei quali erano increduli e convinti si trattasse di uno scherzo: possibilità rafforzata dal fatto che si era negli ultimi giorni di Carnevale e dal fatto che Iacovone aveva avuto un incidente stradale anche l'anno prima. A Pino Catapano, giornalista del "Corriere del Giorno" e corrispondente RAI è stato affidato il compito di svegliare il presidente Fico nel cuore della notte. Quel triste lunedì di febbraio è stato un continuo via-vai di personaggi noti e comuni. Sgomento tra i suoi compagni di squadra: il più sconvolto era il portiere Zelico Petrovic, trattenuto e bloccato a stento per evitare che andasse a farsi giustizia da solo nel tentativo di trovare il pirata della Gt 2000, ricoverato anch'egli al "SS. Annunziata".

I parenti di Iacovone, tra cui suo padre, sono giunti a Taranto lunedì 6 ancora ignari della morte di Erasmo ed hanno appreso la notizia dall'appuntato dei Carabinieri in servizio all'ospedale. Tra loro mancava sua moglie Paola, incinta, a cui il medico aveva sconsigliato il lungo e straziante viaggio da Carpi.
I funerali si sono svolti martedì 7 febbraio, in chiesa prima (la San Roberto Bellarmino) e al "Salinella" poi, lo stadio che aveva consacrato Iacovone beniamino della tifoseria rossoblu. Due ore di commozione intensa: un omaggio, l'ultimo, affettuoso e straziante. Sono state calcolate circa 15.000 presenze allo stadio, nonostante il giorno feriale e l'inclemenza del tempo con la pioggia che cadde copiosa su Taranto.

Nelle parole del presidente Fico, l'impegno per un ultimo gesto: "Perdonaci Erasmo. Considero tutti i miei giocatori come figli, e tu eri il migliore. Il cielo ha voluto sottrarti a noi, ma tu rimarrai sempre vivo nel nostro cuore. In questo momento esprimo l'impegno a far intitolare al tuo nome questo stadio". Negli occhi della gente c'era lo strazio per una giovane vita stroncata, ma anche l'amarezza per la consapevolezza di un sogno che svaniva quasi inevitabilmente. Iacovone, con i suoi gol stava facendo sognare tutta la città. "Con lui, se non quest'anno, la promozione sarà possibile l'anno prossimo", diceva la gente, e così si riassume cosa fosse Iacovone per Taranto.

Immediatamente dopo la morte di Erasmo Iacovone, come da promessa del presidente Fico, il 9 febbraio 1978 lo stadio "Salinella" venne intitolato a lui.
Il 20 ottobre 2002 è stata inaugurata una statua in sua memoria. Opera dello scultore Francesco Trani, su volere del Club "Tifo è Amicizia 1991" e di Valentino Gennarini, la statua in bronzo dalle dimensioni naturali (1,75 x 50), è stata realizzata grazie alla vendita di 13 mila tagliandi da 1,50 € l'uno. E' stata posta davanti allo stadio a lui dedicato, all'ingresso del settore "cuore" del tifo rossoblu (la Curva Nord) dopo una breve cerimonia di presentazione del sindaco di Taranto, dello scultore Trani e la tradizionale benedizione.
