25 gennaio 2008

Conto sballato, oste ubriaco


La CAF ha dimostrato ciò che diciamo da sempre: ovvero, non c'è la voglia di affrontare seriamente il problema violenza. Perchè per un cavillo formale ma non sostanziale, il Taranto e la sua tifoseria sono puniti nonostante i responsabili degli incidenti siano stati arrestati e stiano pagando. Perchè si premia un atteggiamento assolutamente antisportivo della Massese. Perchè esalta ancora di più la responsabilità oggettiva e porta - ancora una volta - la società di essere ostaggio di pochi potenziali devastatori. E perchè il risultato, d'ora in poi, sarà a discrezione del funzionario di PS di turno. Così è, se vi pare.
Ma l'indignazione, la rabbia e la frustrazione vengono da lontano. Non si fanno i conti senza l’oste.
Leggi e imposizioni antiviolenza emanate in più e più edizioni per imporre l’ordine anche a fronte di una serie infinita di variabili imprevedibili e indipendenti,
- quale l’intemperanza dei violenti, che sulla carta è prevedibile specie in occasione di eventi particolarmente storici, annunciati, sentiti e attesi, ma ciò non vuol dire che sia sempre gestibile e si è visto;
- quale la gestione dell’ordine pubblico, che sulla carta è sempre perfetta, ma i fatti si presentano spesso con uomini giovani e inesperti, per cui è difficile mantenere i nervi saldi, è impossibile sapere già come affrontare determinate situazioni a rischio, è facile comunicare instabilità e nervosismo, ossia le ultime cose di cui si ha bisogno in quei frangenti;
- quali i teatri del nostro calcio, stadi vecchi e il più delle volte fatiscenti in luoghi non sempre sicuri e spesso mancanti delle più elementari norme di sicurezza, senza scomodare troppo le super norme emanate da ogni governo chiamato a gestire l’emergenza del momento.
Gli stadi italiani messi a norma anch’essi sulla carta, ma i fatti dicono che mancano i fondi e il modello inglese, con le sue bellezze spiattellate in prima pagina e le sue bruttezze confinate nell’ultima, rimane un bel sogno perché mancano i soldi, perché gli Europei ce li hanno dati sui denti nonostante le belle speranze, e perché siamo in Italia, non in Inghilterra, e ogni giorno abbiamo emergenze più gravi da gestire, se pur spesso con la solita approssimazione.

E’ difficile capire come si sia arrivati a considerare fondamentale un controllo preventivo di giorni e giorni prima, di uno striscione che già dovrebbe essere controllato nei minimi particolari all’ingresso. Si dica che il personale preposto è incapace, o distratto, ma non che in questa maniera si combatte la violenza.

Ci tolgono il giocattolino, per punizione, è il motivo, a meno che non ci sia qualcuno disposto a credere che uno striscione possa uccidere qualcun altro. Ci tolgono, però, un giocattolino che serve per comunicare ed è essenziale ai fini del rispetto della nostra Costituzione che è la base fondante della Repubblica e della democrazia e chi l’ha messa da parte momentaneamente (1 anno) è il primo che dovrebbe sempre rispettarla, perché sempre chiede a noi di osservarla, e rispettarla, fin dai tempi della scuola.
Se i cosiddetti piani alti pensano di avere a che fare con dei bambinelli a cui togliere il giocattolino, allora siamo davvero in pessime mani. Perché il problema esiste da sempre, non si tratta di bambinelli (e la delinquenza giovanile degli stadi cresce proporzionalmente a quella delle nostre città socialmente invivibili) e soprattutto lor-signori stanno dando un pessimo esempio a noi sporchi, brutti, cattivi e in ultimo anche incapaci di intendere e volere, perché è da troppo tempo che l’articolo forse più rappresentativo di uno stato libero è sotto dei piedi che sembrano irrazionali e inamovibili. A meno di proroghe.
E continuiamo a farci del male.

Art.21 della Costituzione della Repubblica Italiana
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.